18 Settembre 2018
Case, se in classe A valgono anche un 30% in più
Nella determinazione del prezzo o del canone d’affitto di una casa quanto vale l’ecosostenibilità? A questa risposta ha provato a dare una risposta l’osservatorio sulla sostenibilità e sulla Sicurezza di Scenari Immobiliari realizzato in collaborazione con Johnson Controls.
Ecco qui i risultati della ricerca.
- Nelle maggiori città italiane le differenze di prezzo tra edifici in classe A e quelli di classi inferiori sono più evidenti nelle zone periferiche, dove i primi costano in media un 30% in più. Nelle zone centrali si osserva invece un maggiore appiattimento delle quotazioni (+20% tra classe A rispetto a E, F e G).
- Nel caso dei canoni di locazione si osserva invece un ribaltamento. Il valore aggiunto della classe energetica A si attesta in media al +26% nelle zone centrali, contro il +15% riscontrato nelle zone periferiche. Questa differenza può essere ricondotta alla maggiore difficoltà di imporre canoni più elevati in localizzazioni periferiche a causa della ridotta disponibilità economica di un tipo di domanda che in molti casi non possiede le risorse per investire nell’acquisto di una abitazione.
- Nel comparto commerciale l’incremento delle quotazioni immobiliari legato all’avanzamento di classe energetica risulta invece più lineare, con prezzi e canoni in crescita con l’avvicinarsi del centro città. In questo caso i prezzi sono quelli a risentire degli incrementi maggiori (in media +50%), mentre nel caso dei canoni la crescita si ferma al +34%.
- La sostenibilità ambientale di case e edifici commerciali rappresenta comunque un requisito irrinunciabile per tutti i nuovi sviluppi immobiliari e per le riqualificazioni.
- L’efficienza energetica diventa oggi uno dei parametri principali nella definizione della qualità di un edificio, in quanto in grado di rispecchiare la qualità della progettazione.
- L’Italia, tuttavia, sembra restare ancora indietro. Gli investimenti necessari ad eseguire interventi di riqualificazione energetica sull’intero patrimonio immobiliare dei tre principali comparti richiederebbero circa 80 miliardi di euro nei prossimi vent’anni.
- Solo per le abitazioni degli italiani sarebbero necessari oltre 65,2 miliardi di euro per riqualificare tutto ciò che era stato realizzato tra il dopoguerra e il duemila, corrispondente ad oltre 17,2 milioni di immobili.
- Tra gli immobili a uso commerciale e quelli a uso terziario la cifra necessaria per le riqualificazioni si attesta nell’ordine dei 14,6 miliardi di euro, in questo caso coinvolgendo l’intero stock non ancora interessato da interventi di riqualificazione negli anni passati (pari a 3,1 milioni di unità).
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